Stamattina siamo stati convocati in Commissione Infrastrutture, Mobilità e Protezione Civile sull’argomento “Piano Mobilità area lungomare di Napoli”.
Vi raccontiamo come abbiamo “conquistato” questo diritto alla partecipazione e condividiamo la nostra posizione.
Posizione condivisa con una rete di associazioni con cui lavoriamo spesso e con cui condividiamo la visione della nostra città, N’Sea Yet, Let’s Do it! Italy, Tuenda Flegrea.
Abbiamo seguito la discussione sul tema “lungomare” prevalentemente a mezzo stampa e non possiamo esimerci da una riflessione più generale che concerne il metodo e il tema della partecipazione civica su progetti di interesse pubblico. Abbiamo poi notato sul sito del Comune, nella sezione della calanderizzazione delle riunioni, la convocazione di molte associazioni per discutere di questo tema.
Ci siamo chiesti quali fossero i criteri di convocazione, pur restando un po’ male per non essere stati inclusi, non ci siamo persi d’animo: abbiamo scritto alla Commissione ieri per manifestare il nostro interesse ad essere coinvolti.
Stamattina quindi c’eravamo, ma il nostro essere presenti qui oggi, nasce per la nostra proattività non per processi di inclusione o di ascolto, che invece avremmo auspicato per dibattere su un progetto del genere. Crediamo che la partecipazione civica sia un diritto e una modalità per rendere le scelte più condivise e quindi più sostenibili.
Il futuro del lungomare è un tema di interesse pubblico notevole, in cui sarebbe bello e auspicabile aprire un confronto più ampio con la cittadinanza attraverso processi trasparenti e metodi inclusivi.
Questo è quello che vorremmo per la nostra città.
Ci sono anche strumenti leggeri di semplice e veloce attuazione, come panel, questionari di ascolto (vd il processo PUMS Metropolitano), sviluppo di piattaforme (come https://partecipa.ba.it/) insomma ci sono tanti spunti che per un tema del genere suggeriamo di prendere in considerazione.
La strada che noi indichiamo è quella della collaborazione con la cittadinanza e della valorizzazione delle esperienze civiche, alleati che possono innescare effetti moltiplicativi positivi per la collettività e creare reti generative di valore sociale. Oggi, come non mai, c’è bisogno di comunità. Ricostruire comunità richiede aprirsi ai contributi esterni, delegare, mantenere aperto il confronto, saper mediare, fare rete con processi chiari e trasparenti.
Nella nostra premessa abbiamo sottolineato questo aspetto, così come abbiamo sottolineato l’assenza in Commissione di rappresentanze giovanili (eravamo noi i più giovani, figuriamoci).
Ritornando al tema, la nostra proposta inizia con una citazione:
“If you plan cities for cars and traffic, you get cars and traffic. If you plan for people and places, you get people and places.”
Fred Kent, Project for Public Spaces
Per noi l’ipotesi di un ritorno, anche solo parziale, al traffico sul lungomare, è un’ipotesi retrograda. Crediamo che qui il tema sia, non solo spendere i soldi stanziati, ma anche utilizzare questi fondi per creare una visione di città che accompagnerà le generazioni future.
Nella visione di città che vogliamo, le auto e i mezzi privati vengono disincentivati, creando le condizioni per i cittadini di muoversi con i mezzi pubblici o mezzi leggeri e condivisi. La nostra visione non è ideologica, ma è logica alla luce della crisi climatica e della transizione eco/logica, logica per la nostra generazione e in questo momento storico.
Le nostre priorità sono dunque: trasporti pubblici efficienti (bene che dopo tanti cambiamenti pare sarà fatto il deposito e attivata la linea 6), prioritarizzazione di interventi che tengano conto del benessere sociale e ambientale (parliamo in termini di qualità della vita, salubrità dell’aria, sicurezza), che rendano il lungomare un luogo da vivere sempre: l’ipotesi di apertura solo nel weekend ci suona come ghettizzazione del lungomare ad area “luna park”, noi vogliamo che il lungomare sia vivibile sempre, che questa condizione sia la normalità: un’area pedonale, ciclabile, alberata e rinaturalizzata, con più spazi pubblici (panchine, aree palestra) e accessibili (scivoli per carrozzelle e passeggini), meno spazi appannaggio dei privati.
Una strada che sia un luogo, non un posto da attraversare.
Il processo che ha portato alla pedonalizzazione del lungomare, ricorderete, non è stato sempre semplice: ci sono state inizialmente tante resistenze, poi con il tempo la pedonalizzazione si è resa conveniente a tutti, ma c’è voluto un cambio di paradigma anche culturale. È difficile cambiare la mentalità delle persone quando dipendono dall’auto, ma è importante rendersi conto che anche città come Londra e New York un tempo dipendevano dall’auto. Anche se cambiare la mentalità delle persone può richiedere del tempo, alla fine si è rivelata una situazione vantaggiosa per tutti: perché tornare indietro?
Nel corso degli anni il lungomare è stato anche oggetto di provvedimenti sperimentali: ricordiamo un’ordinanza sindacale “Lungomare Plastic Free” (sperimentato da settembre 2019/marzo 2020), che abbiamo da sempre accolto con favore: ci chiediamo cosa resti di quell’esperienza, se è stata fatta una misurazione dell’impatto (se era sperimentale, immaginiamo fosse uno degli obiettivi) e se queste azioni sperimentali, possano essere considerate in futuro non come lo straordinario, ma l’ordinario.
Infine, volevamo sollevare un altro tema, ovvero quello dell’adattamento alla crisi climatica anche dell’area del lungomare: abbiamo visto negli anni passati mareggiate e allagamenti e abbiamo sottolineato l’urgenza di affrontare tali eventualità con opportuni piani d’azione. Speriamo che questo spunto possa anche essere una chiave di lettura per la programmazione degli interventi in oggetto.
Ultimo, ma non ultimo, e per ritornare al punto principale: nel corso degli anni di pedonalizzazione, ci chiediamo se siano stati sviluppati dossier volti a misurare l’impatto di questo provvedimento.
Non solo l’impatto diretto ( sul tema infrastrutturale), ma anche l’impatto indiretto: sono state misurate le esternalità di questa scelta? in termini di qualità della vita, di abbassamento dell’inquinamento atmosferico e acustico, di effetti moltiplicativi sulle attività dei commercianti locali, sulla valorizzazione degli immobili e così via.
Riteniamo che un’amministrazione cittadina che faccia transitare Napoli verso un approccio più ecologico, come ci chiede l’Europa e come ci impone il futuro, debba avere il dovere di misurare questo impatto e di valutare anche questi indicatori per decidere sul futuro di un tema così importante per la città.
Referenze:
https://urbact.eu/walk-and-roll-cities-transformation-towards-people-centred-streets
https://urbact.eu/bumpy-road-thriving-streets
https://urbact.eu/how-walking-and-cycling-reduce-congestion-flow-15-quick-facts-cities
http://h2020-flow.eu/fileadmin/user_upload/Deliverables/15_quick_facts_eng_FINAL.pdf
https://www.pps.org/article/8-principles-streets-as-places
https://www.stantec.com/en/ideas/reclaiming-streets-for-people
Fine della formalità.
Inizio della riflessione.
Al termine della seduta, la percezione è chiara: nonostante dal punto di vista quantitativo le associazioni e le posizioni contrarie a qualsiasi forma di apertura al traffico del lungomare siano state prevalenti, la Commissione pare “pesare” di più le posizione delle poche associazioni di categoria e le altre con una posizione “conservatrice”, favorevoli all’apertura al traffico.
C’è ovviamente un tema di rappresentatività che si pone ecco perché l’apertura ai cittadini è fondamentale: tante gocce formano il mare.
Speriamo bene.