Aprile 16, 2016

City Makers per caso. A Milano con ANCI

Lunedì scorso eravamo a Milano per un incontro organizzato dall’ANCI, per parlare e discutere di un argomento molto interessante: Innovazione sociale e piani strategici, city makers e città metropolitane a confronto. L’incontro è stato reso possibile dalla partecipazione di ANCI-Cittalia al progetto Europeo SEiSMiC, che da due anni lavora alla costituzione di reti nazionali di innovatori sociali in ambito urbano in dieci paesi europei, tra cui l’Italia.

In primo luogo, siamo stati molto orgogliosi di essere considerati dei city makers e per questo abbiamo provato a mettere a disposizione le nostre conoscenze, ma soprattutto la nostra esperienza anche in materia di relazioni con la PA, per la tavola rotonda con gli esponenti delle Città Metropolitane italiane.

Ma che si intende per city maker?
Come scrive Massimo Allulli in un interessantissimo articolo che potete leggere integralmente qui le nuove pratiche di economia urbana che propongono nuove risposte a bisogni sociali insoddisfatti. Si tratta di un’ampia gamma di pratiche che spazia dai coworking al car e bike sharing, dall’agricoltura urbana al co-housing. I promotori di questo diversificato insieme di pratiche sono stati definiti come «city makers», intendendo con questo termine gli attori a diverso titolo coinvolti nella transizione dell’economia urbana, e il cui ruolo è sempre più importante nelle città europee, tanto da essere riconosciuto nel percorso in atto di costruzione dell’Agenda Urbana Europea. Si tratta di pratiche e esperienze che, come ha evidenziato Davide Agazzi in un recente contributo,«postulano la collaborazione tra attori di diversa natura: pubbliche amministrazioni, gruppi di cittadini, imprese, associazioni, ONG». Pongono quindi una sfida per le istituzioni metropolitane alle prese con la formulazione dei propri piani strategici.

Dal nostro punto vi vista, la giornata è stata molto proficua, soprattutto in termini di scambio di conoscenza e creazione di network in ottica nazionale, unica nota dolente è che – purtroppo – le nostre “raccomandazioni” e quelle del progetto MappiNa (entrambe a rappresentanza dei makers napoletani) non hanno avuto il corrispettivo referente istituzionale metropolitano, assente per altri impegni pregressi.
Ad ogni modo, abbiamo strappato una promessa: riuscire ad organizzare un incontro al più presto, per realizzare anche a Napoli un piano strategico partecipato, open, ma soprattutto abilitante, che faciliti l’innovazione e che stia al passo con i tempi. Una bella scommessa, vero?

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